A proposito di e-book
#1
Messo da parte l’entusiasmo di questi ultimi mesi, alcuni dubbi rimangono. “L’e-book salverà i quotidiani?”. Molti se lo chiedono: quasi nessuno ha una risposta certa e definitiva. Non solo perché in un periodo travagliato come questo azzeccare una previsione è chiedere troppo, quanto perché effettivamente si tratta di una prateria tutta ancora da scoprire.
Nei giorni scorsi il New York Times è partito alla carica con un lungo articolo sulla nuova generazione di readers, la cui ricetta si potrebbe riassumere in: schermo di dimensioni non irrisorie e funzioni touchscreen. L’ideale per leggere e sfogliare un quotidiano, insomma. Da qui una querelle sul nuovo Kindle di terza generazione e, soprattutto, sulla rinascita dell’industria delle news grazie ai nuovi dispositivi elettronici.
Formati interattivi, possibilità di aggiornamento in tempo reale delle notizie, facilità di consultazione: gli ingredienti per l’avvento degli e-paper paiono esserci tutti. E già si vagheggia di edicole deserte e di schiere di lettori intenti a ‘navigare’ il loro quotidiano.
Difficile pensare che sarà questo lo scenario, almeno nel breve periodo. Ricordo che la crisi della carta stampata è solo un momento del collasso di un intero sistema economico e di business, e non casomai un ‘semplice’ problema di distribuzione dei contenuti.
A quella ci pensano già – e con ottimi risultati – milioni di siti web e blog che riportano fatti e avvenimenti, commentano, approfondiscono le breaking news. E, di fatto, hanno tolto al ‘giornalismo tradizionale’ (e non parlo solo di offline) il monopolio del racconto della realtà.
Come se non bastasse, il pubblico è sempre più vicino ai media digitali: basta leggere gli ultimi dati di TNS per capire che ormai il Web è considerato autorevole al pari di qualsiasi mezzo mainstream ed è in competizione diretta con i giornali.
Non basta cambiare abito per far apprezzare un prodotto editoriale sempre più lontano dal ‘mondo vissuto’, di cui eventualmente dovrebbe essere fedele (fedelissima) rappresentazione.
Per non dire del fatto che ci vorrà tempo per far uscire gli e-book reader dalla nicchia. Prima ci arriveranno gli early adopters, poi tutti gli altri: e tutto questo tempo (fossero anche due anni) il mercato della notizia francamente non ce l’ha. Occorrono soluzioni in tempi più brevi. La notizia di per sé è una commodity, di cui fruire in modo possibilmente gratuito: l’auspicio, quindi, è che gli e-paper siano vettore di nuovi modelli di business (freemium?) e non solo la riedizione ‘cool’ e portatile delle testate.
#2
Sempre a proposito di e-book, c’è un approfondimento di CNet che secondo me getta una luce interessante sui fatti di questi ultimi giorni e sul lancio del Kindle 3. Secondo quanto detto dal Wall Street Journal, il nuovo device sarebbe collegato alla produzione di libri di testo interattivi per alcuni atenei americani. Un progetto, questo, che dovrebbe partire il prossimo autunno e che coinvolgerà la Pace University (dove Amazon ha tenuto la conferenza di presentazione), Case Western Reserve, Reed College, Arizona State University, Princeton e la Darden School della University of Virginia.
A sostegno di questa mossa, il fatto che i testi d’esame (anche negli Usa) costano molto e hanno un alto tasso di obsolescenza. Come se non bastasse editori e content provider di questa particolare filiera accademica (la stessa Amazon, per dire) devono inventarsi qualcosa prima che arrivi Mountain View. Il progetto di digitalizzazione planetaria di libri e volumi voluto da Google prosegue spedito, nonostante qualche intoppo gestionale. Agli occhi di questi player, non è proprio il caso di lasciare a Big G la possibilità di muoversi indisturbata e di fare deserto di un intero settore, disintermediando – come ha sempre fatto – i processi di distribuzione dei contenuti.
Anche perché all’orizzonte ci sono i mercati emergenti, dove oggi produrre un libro (di carta) costa ancora troppo per le tasche di molti. Già parlare di Cina e India ci dà l’idea dei volumi di vendita. Pura coda lunga: tantissime copie a un prezzo contenuto. L’e-book è un vero affare, insomma. Per Amazon e forse per altri. Dubito lo sia anche per i giornali. Non oggi, almeno. Non con queste premesse.
Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.
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