Internet: interessa veramente?
Mancheranno anche gli investimenti in infrastrutture. Mancherà l’interesse degli operatori broadband a portare l’Internet veloce in alcune aree del paese. Tutto vero, però il digital divide è anche questione politica, sociale e culturale. E non solo tecnologica. L’indagine conoscitiva fatta dalla nona commissione della Camera – presentata durante il seminario “Il futuro della rete: banda larga e accesso alla rete come diritto universale” – dimostra ancora una volta che l’Italia è indietro due volte. La prima perché, di fatto, tecnologicamente è un paese risibile. La seconda perché non sono chiari i vantaggi dell’utilizzo delle tecnologie digitali, non si è dato vita a programmi di ‘educazione’ al web per i cittadini, né si è parlato abbastanza di servizi pubblici digitali per il cittadino. E non consola certo sapere che quando qualcuno ha preso l’iniziativa ed è sbarcato a suon di fanfare in questo territorio, spesso lo ha fatto a colpi di ecomostri: un nome su tutti, il contestatissimo Italia.it, megaportale da 30 milioni di euro che non è servito a nulla se non a generare la solita valanga di sprechi all’italiana che con Internet non ha/non dovrebbe avere nulla a che fare.
I dati (riporto parte di quelli pubblicati da Key4biz) sono eloquenti. Provo a riportarli sinteticamente, aggiungendo alcuni punti cui sarebbe carino trovare risposta.
Sette italiani su dieci hanno un computer, ma solo uno su due naviga in Rete tutti i giorni. Sarebbe interessante sapere che tipo di macchina possiede l’italiano medio, visto che una buona dotazione hardware è la porta per un’esperienza digitale decorosa.
Si legge che la maggior parte di chi possiede un collegamento a banda larga, utilizza comunque servizi che non richiedono Internet veloce. Ecco, capire perché il nostro modo di utilizzare Internet è ancora così ‘basic’ mi sembrerebbe degno di una ricerca a parte. È la nostra scarsa conoscenza dell’inglese? È una questione generazionale? Entrambe?
Pochissimi usano i servizi messi in piedi dalla Pubblica Amministrazione, principalmente perché non sono buoni. Non è una percentuale che si può ignorare: i poco/per nulla/abbastanza soddisfatti sono più del 75% degli intervistati. Ma d’altronde le priorità politiche oggi sono altre: imbavagliare la Rete e la blogosfera, togliere l’anonimato agli utenti del web, intercettare chi usa Skype, inventarsi reati di ogni tipo per chi usa i social network. Diciamolo chiaramente: lo sviluppo di questo paese non interessa.

Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.
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