Come scrivere un articolo di giornale

Tecnica, ritmo, sintesi: scrivere un articolo è un ottimo esercizio per allenare tutte e tre. Il primo ostacolo da affrontare è la necessità di dire tutto ciò che conta in uno spazio definito, solitamente espresso in caratteri spazi compresi o in cartelle (una cartella = 1.800 o 2.000 caratteri spazi inclusi, a seconda dell’editore). Ragionare in questi termini non di rado provoca un certo disagio in chi si cimenta per la prima volta nella stesura di un articolo. Il secondo ostacolo, invece, è rappresentato dalla necessità di costruire un testo sintetico eppure fluido, che non si perda in subordinate superflue né assomigli troppo a un insieme di aridi telegrammi.
Occorre quindi usare con perizia le frasi di raccordo, alternare la lunghezza dei periodi, condensare in immagini efficaci concetti altrimenti troppo lunghi da spiegare secondo la logica di un testo giornalistico. In tutto questo, l’ultimo grado di sfida è rappresentato dal raccontare un evento in modo enfatico pur senza eccedere in espressioni retoriche abusate e, proprio per questo, inefficaci.
Ma che cos’è un articolo di giornale e quali linee guida possiamo seguire per scriverne uno in grado di colpire, emozionare, convincere? Vediamolo assieme.
Il testo giornalistico: i fatti e le opinioni
Da sempre i professionisti del giornalismo hanno sottolineato la necessità di separare fatti e opinioni per offrire al lettore contenuti di qualità: da una parte ciò che accade, dall’altra quanto si dice attorno a ciò che accade. Un credo, questo, derivato dalla scuola anglo-americana e che, in Italia, Panorama aveva fatto suo già nel 1965, sotto la storica direzione di Lamberto Sechi. Quale che sia la sua paternità, il principio si è imposto quale monito per tutti i giornalisti, portati per scelta professionale a ricostruire attraverso un sapiente incrocio di dati, fonti e informazioni, un racconto il più possibile aderente alla realtà. Il tutto nell’interesse del lettore, unico e vero “padrone”, come ha scritto Indro Montanelli in un famoso editoriale del 1974.
Tuttavia, la pratica mi ha insegnato che vi sono almeno quattro elementi in gioco, e che la partita della rappresentazione della realtà è ben lontana dall’essere risolta e vinta disponendo i fatti da una parte e le opinioni in fondo all’articolo.
Uno schema più moderno e adeguato potrebbe essere il seguente:
- Fatti e accadimenti
- Opinioni dei protagonisti e di chi detiene un interesse nei confronti dell’accaduto
- Eventuali commenti del giornalista, purché non faziosi, tendenziosi o mascherati da fatti
- Presa di posizione o linea editoriale della testata che pubblica la notizia, purché non mascherata.
Per il momento non approfondirò i fattori notizia, ossia le caratteristiche di un fatto tali da renderlo adatto a essere pubblicato sotto forma di articolo giornalistico. Invece voglio subito sottolineare che, alla luce dello schema appena presentato, tutti e quattro gli elementi in gioco concorrono a determinare la ricchezza di un articolo. Purché, ovviamente, siano esplicitati e venga lasciato al lettore – e solo a lui – il compito di farsi un’opinione.
Un buon giornalista non si lascia andare a paternalismi o a tentativi più o meno espliciti di imbonire il lettore con facilità verità o settarismi: piuttosto, lo tratta con senso di responsabilità e lavora al suo fianco per facilitare il consolidamento di un’opinione pubblica un po’ meno disinformata e un po’ più consapevole.
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Analisi della notizia: tra fatti e opinioni
Dico questo perché il dogma della separazione tra fatti e opinioni ha finito per partorire un mostro concettuale: quello della presunta superiorità morale dei media rispetto ad altre forme di racconto dell’attualità, quali ad esempio i blog, che molti giornalisti vedono ancora come dei collettori di notiziole, fatterelli e superficialità di varia natura. Nessuno parla mai dei fatti, ma offre il proprio racconto soggettivo di ciò che apprende. Vale anche per il giornalista. Niente di male, quindi, a scrivere un articolo di giornale raccontando i fatti, esponendo i commenti a essi collegati e fornendo una possibile chiave di lettura. Che – è bene dirlo con chiarezza – di per sé è rischia di diventare un’opinione allo stadio embrionale.
Tutto sta a separare bene fatti, commenti e chiave di lettura che ne deriva, non confondere le acque e fornire al lettore tutti gli strumenti per capire dove finisce il resoconto e dove inizia il commento su di esso. Probabilmente, una massima ben più onesta potrebbe essere la seguente:
“Rendere riconoscibili fatti, commenti e opinioni, nel solo interesse del lettore”.
Utopia? Molto probabilmente sì, soprattutto in epoca di Storytelling galoppante e post-verità. Eppure a volte basterebbe concentrarsi sugli elementi che compongono la base di una notizia per restituire al lettore una visione dei fatti il più fedele possibile e, se lo si desidera, coinvolgerlo in una narrazione che in ogni caso non rinuncia a fare suoi regole e principi dello Storytelling giornalistico.
Piramide rovesciata: la struttura di un testo giornalistico
La struttura classica di ogni articolo di giornale è la piramide rovesciata. Esistono delle alternative a essa, questo è certo, ma il più delle volte sono utili quando si devono confezionare testi più vicini alla narrazione e allo Storytelling che alla cronaca. In ogni caso c’è una buona notizia che rende più semplici le cose: la piramide rovesciata è la trasposizione del linguaggio parlato nello scritto.
Pensiamoci. Quando dobbiamo descrivere a parole un fatto che ci è accaduto e ci ha visto protagonisti, ci affidiamo invariabilmente al seguente schema:
- Informazioni principali
- Informazioni molto importanti ma non principali
- Informazioni utili ma non importanti
- Informazioni secondarie e dettagli
- Sviluppi e conseguenze delle informazioni presentate in precedenza.
Ecco un esempio di come si sviluppa lo schema della piramide rovesciata nel registro parlato:
- ieri mi è stata notificata una multa da 120 Euro
- la multa è relativa a un eccesso di velocità
- è successo circa un mese fa
- percorrevo la tangenziale per andare al lavoro
- ero in ritardo perché avevo accompagnato mio figlio a scuola
- devo aver pigiato troppo l’acceleratore
- ho superato di venti chilometri orari il limite di 90
- ora mi tocca pagare la sanzione
- pagherò il bollettino postale sabato prossimo, ho una settimana piuttosto intensa al lavoro.
Ecco lo stesso resoconto secondo uno schema ben diverso, tipico del registro scritto. O meglio, tipico del registro scolastico, quindi del tema in classe con cui ognuno di noi è stato cresciuto, disimparando di fatto a scrivere in modo chiaro:
- un mese fa, come ogni giorno, percorrevo la tangenziale per andare al lavoro
- ero in ritardo perché avevo accompagnato mio figlio a scuola
- devo aver pigiato troppo l’acceleratore
- ho superato di venti chilometri orari il limite di 90
- ieri mi è stata notificata una multa
- devo pagare una sanzione di 120 Euro.
È chiaro che per far presa sul lettore non ci si può basare su questo secondo schema, perché lo annoi a morte. Manca di mordente e, per usare un gergo giornalistico, fa “arrivare la notizia” (ieri mi è stata notificata una multa) troppo tardi. Impensabile pertanto utilizzarlo come schema di partenza per scrivere un articolo di giornale. Meglio partire sempre dagli elementi fondamentali.
Che non sono “gli elementi più interessanti” come ha scritto qualcuno, ignorando che l’interesse è un elemento soggettivo, ma quelli oggettivamente più importanti per decodificare un fatto accaduto nel mondo. E che nel 99% dei casi rispondono alle domande: Cosa è accaduto?, A chi è accaduto?, Dove?, Quando?. E, nel caso di eventi complessi, sempre meglio chiedersi anche: Perché?
La regola delle 5W vale ancora?
Who? What? Where? When? Why? Chi è il protagonista? Quali sono gli elementi che caratterizzano un fatto? Dove si svolge un fatto? Quando? E dove risiedono le sue origini? Quali sono le sue cause e perché si è sviluppato in un certo modo? La regola delle 5W è un altro dogma del giornalismo anglosassone utile ad analizzare un fatto e a organizzarne il racconto: pur tuttavia, diciamoci la verità, non fa molto più di questo.
Mi spiego: CHI? – COSA? – DOVE? – QUANDO? – PERCHE’? sono i cinque mattoni su cui si basa il racconto di ogni evento.
Il giornalismo tradizionale ha sempre detto che, per risultare fedele ai fatti, un articolo di giornale ben scritto deve rispondere a tutte queste domande. Andando un attimo più a fondo della questione, poco è stato detto sulle diverse priorità e sugli equilibri variabili che intercorrono tra di esse. Basta che il Papa vada dall’ottico a farsi sistemare gli occhiali per consegnarci una notizia in cui il CHI è molto più importante degli altri elementi. O che in un fin troppo tranquillo paesino della Valle d’Aosta accada un efferato e pruriginoso omicidio per consentirci di far leva sul COSA o sul DOVE: in questo secondo caso, lavorando ad arte sull’esplorazione del contesto rurale in cui si sono svolti i fatti, potrò scrivere articoli di giornale degni della miglior puntata di Blu Notte.
Oltre le 5w del giornalismo: attenzione al “Come?”
Ci sarebbe anche il COME, il sesto elemento di cui spesso si parla nei manuali di giornalismo. How? In che modo si sono svolti i fatti? Qui ci sarebbe da scrivere un trattato: sì, perché basta poco per costruire due notizie molto diverse tra loro, partendo da uno stesso fatto. Ecco due ipotetici titoli che spiegano molto bene la questione:
“La Roma agguanta il pareggio”
“La Roma non va oltre il pareggio”.
Sto parlando dello stesso ipotetico 2-2 di ieri sera all’Olimpico. Ma lo faccio in modo diverso, costruendo attorno a una forma verbale un embrione di opinione. Come è facile notare, infatti, una leggera insistenza sul COME è accaduto qualcosa mi permette di costruire una cornice differente. Nel primo caso la Roma fatica, lotta, sputa sangue e pareggia. Nel secondo, la Roma pareggia e, probabilmente, o è stata vittima della sfortuna o ha deluso pubblico e spettatori.
Torno alla domanda iniziale: vale ancora la regola delle 5W? La mia risposta è: sì, ma solo per organizzare il materiale a disposizione e le fonti che utilizzeremo per scrivere l’articolo. Conviene quindi utilizzare le 5W del giornalismo come traccia per capire il nostro livello di comprensione di un fatto: ci aiuterà a scrivere un articolo chiaro e puntuale. Poi, è meglio lasciare che siano la scala di priorità tra singole W e la cornice concettuale che vogliamo costruire attorno al pezzo a guidare la scelta di insistere su una W o sull’altra.
La struttura di un articolo di giornale
Tutto sta a capire il punto giusto in cui insistere su una W. Ciò vuol dire aver ben chiara la struttura complessiva di un articolo di giornale, cosa che ci permette di:
- gestire al meglio gli spazi a disposizione
- lavorare sulle consequenzialità logiche che legano tra di loro le informazioni
- giocare sugli equilibri del testo
- dosare le informazioni secondo il metodo della piramide rovesciata
- strutturare l’articolo in modo da privilegiare le informazioni essenziali.
Un articolo di giornale è composto da quattro elementi: Attacco, Spalla, Corpo centrale e Chiusura. Ognuno di essi è caratterizzato da una funzione precisa e, a seconda del taglio che vogliamo imprimere al nostro articolo o del tipo di articolo (articolo di cronaca, articolo di fondo, commento, editoriale, reportage ecc.), lunghezza diversa.
L’Attacco o Lead: il primo elemento di un articolo giornalistico
Coincide con quello che la scrittura giornalistica chiama “lead”. È l’inizio dell’articolo, spesso è rappresentato dalla prima frase. Serve a incollare il lettore sulla pagina e, soprattutto, a fornire una cornice informativa che guiderà alla lettura dell’articolo stesso, secondo il ben noto framing, meccanismo che influenza la percezione del significato relativo a un fatto in base alle parole che ne incorniciano la descrizione.
Secondo la Open School of Journalism, le caratteristiche di un Lead vincente sono le seguenti:
- Deve contenere tutte le 5W
- Deve catturare immediatamente l’interesse del lettore
- Deve contenere il germe di un conflitto tra personaggi o situazioni
- Deve privilegiare forme verbali attive e, più in generale, verbi “forti” che permettono di rendere un po’ più vivace la storia che stiamo per raccontare
- Deve tener conto del contesto e del comportamento dell’audience.
Un buon Attacco giornalistico, quindi, è molto di più che utilizzare un tono forzatamente concitato o sparare nel mucchio un po’ di allarmismo, come quando si scrive “Allarme Meteo!” per due fiocchi di neve. Per questo motivo dovrà essere un testo molto ritmato, asciutto, senza troppi fronzoli.
La Spalla: lo sviluppo di un articolo di giornale
Diverse scuole tradizionali di giornalismo non hanno posto troppo l’accento sull’importanza della Spalla, ossia del paragrafo che segue immediatamente l’Attacco. La Spalla ha il compito di contestualizzare, rafforzare e aggiungere tutti gli elementi che aiutano il lettore a comprendere un fatto. In sostanza, la Spalla conclude il percorso di analisi delle 5W, introdotte e incorniciate dall’Attacco.
Una buona combinazione Attacco-Spalla risponde alle 5 domande fondamentali – Chi? Che cosa? Quando? Dove? Perché? – o almeno alle prime 4 e, soprattutto, permette al lettore di apprendere in estrema sintesi quanto accaduto o di ricavare una prima immagine orientata dell’accaduto. Appunto, un “frame” della situazione.
Come capire se un articolo funziona? Presto detto: anche se il lettore, per qualsiasi motivo, decidesse di abbandonare la lettura subito dopo aver dato una rapida occhiata ad Attacco e Spalla, dovrà poterlo fare sapendo di aver assimilato tutti gli elementi che concorrono alla comprensione della notizia. Per questo motivo è importante affrontare Attacco e Spalla andando direttamente al sodo, senza perdersi in dettagli. Anche perché, per approfondire ulteriormente, c’è il Corpo centrale.
Il Corpo centrale: il cuore di un testo giornalistico
Il Corpo centrale è la porzione di testo che allarga l’esplorazione a tutti gli elementi utili a contestualizzare una notizia: contesto, conseguenze del fatto, dettagli, ritratti dei protagonisti, elementi che contribuiscono a stimolare un ragionamento sull’accaduto. Il Corpo centrale, tra l’altro, è il punto di un articolo in cui è più semplice descrivere gli eventi in modo neutro. Potremmo dire che, se l’Attacco serve per costruire una cornice di riferimento e la Spalla vincola allo sviluppo delle 5W, il Corpo centrale permette una maggiore libertà in termini di rappresentazione del fatto.
La Chiusura: il testo chiama in causa il lettore
La parte finale di ogni articolo si chiama Chiusura. È formata dalle ultime righe dell’articolo, al massimo dall’ultimo paragrafo, e serve a consegnare metaforicamente la notizia al lettore. E’ un punto molto particolare, in quanto rappresenta lo specchio dell’Attacco: chiude il testo, fornisce un’ulteriore chiave di lettura, che spesso si riflette in quella presentata nelle primissime righe, ed eventualmente lascia spazio a un’ulteriore operazione di framing. Niente di molto diverso da quella che testi tradizionali come le favole chiamano “morale”, seppure vista sotto una luce diversa, che è fatta della consueta aderenza ai fatti tipica dello stile giornalistico. Nessun commento esplicito, quindi, o atteggiamenti bonari e paternalistici verso il lettore: piuttosto, una buona Chiusura si occupa di presentare elementi che non hanno trovato spazio nell’Attacco, perché non fondamentali, ma sono pur sempre importanti a livello emotivo o di codifica della notizia stessa. Un esempio? Un virgolettato di uno dei protagonisti del fatto che stiamo raccontando ci permette di condensare in una frase le sensazioni connesse alla notizia, o intuirne gli sviluppi futuri. Quelli che, giornalisticamente parlando, danno vita ai cosiddetti “seguiti”. O anche un paio di frasi molto brevi che aprono a possibili seguiti e sviluppi.
Struttura di un testo: scegliere le proporzioni corrette
Una delle maggiori difficoltà quando si ha poca esperienza nello scrivere un articolo di giornale è essere costretti a dire molto in poco spazio. Non è facile, in effetti, raccontare un fatto complesso in 2.000 caratteri spazi compresi, la lunghezza media di una notizia di cronaca. Eppure c’è un modo per gestire al meglio lo spazio a disposizione: definire a monte una ripartizione degli spazi. Io faccio così: mi assicuro che Attacco e Spalla assieme occupino al massimo il 30% dei caratteri a disposizione. Il restante 70% sarà lasciato a Corpo centrale e Chiusura.
Questo trucco mi permette di strutturare l’articolo in due parti. La prima serve a raccontare il cuore della notizia (5W + Come?), la seconda ad approfondirla e a fornire al lettore la chiave di lettura finale. Ho così a disposizione due “mini articoli”, poniamo rispettivamente da 600 e 1.400 caratteri spazi inclusi, di cui conosco a priori lunghezza, finalità e stile che mi conviene utilizzare. In un secondo momento, una volta completati Attacco e Spalla, cerco di fare in modo che la Spalla si chiuda con una frase di transizione molto forte, così da legarsi solidamente al Corpo centrale e far procedere il lettore in modo fluido, senza sussulti.
Come iniziare un articolo di giornale: Attacco o Lead
Si è detto molto sull’Attacco. Il linguaggio giornalistico, impegnato come si sa a catturare l’attenzione del lettore sin dalle primissime righe, è letteralmente ossessionato dal dover confezionare un buon Lead che, per funzionare a dovere, deve rispettare alcune caratteristiche di base:
- deve essere breve
- deve essere fulmineo
- deve essere capace di destare l’attenzione del lettore
- deve incastrarsi alla perfezione con la frase successiva
- non deve essere banale.
Facile a dirsi, eh? Beh, non esiste un unico tipo di Attacco. È come scattare un’istantanea di ciò che devi approfondire nel resto dell’articolo, e per farlo nel migliore dei modi ci si può affidare ai cinque principali tipi di Lead giornalistico.
- Attacco a 5W
- Attacco a 1W
- Lead di Dettaglio
- Lead Presa diretta
- Attacco con Citazione
Attacco a 5W
È il classico Attacco delle agenzie di stampa. Riassume brevemente il fatto, spesso in un paio di frasi al massimo, e dà spazio a tutte le 5W. Cosa è successo? Chi sono i protagonisti? Quando è successo? Dove? Perché?
Attacco a 1W
Rappresenta un’evoluzione del primo tipo di Attacco, in quanto attribuisce un maggior peso specifico a uno degli elementi in gioco. È così, ad esempio, quando un fatto banale ha come protagonista un personaggio noto, oppure un fatto particolare accade in una località che mai avremmo pensato diventare il set di simili vicende.
Lead di Dettaglio
Se una delle W è particolarmente importante, ad esempio il “Chi?”, è possibile sviscerare un dettaglio che riguarda il protagonista del fatto e utilizzare questo elemento come Attacco del nostro articolo. “Il presidente Verdi tira un sospiro di sollievo. Le banche sono salve. Il Trattato di Bruxelles, siglato ieri… ”. Ecco un buon esempio di dettaglio: il sospiro del presidente.
Lead a Presa diretta
È una variazione del Dettaglio. A cambiare è il modo in cui vengono confezionate le informazioni che compongono l’Attacco: per dare l’idea, la Presa diretta consegna al lettore un’immagine, più che un dettaglio testuale. “Il presidente Verdi posa la penna e riceve l’applauso dei ministri presenti. Che stia tirando un sospiro di sollievo è palese. Le banche sono salve, grazie al Trattato di Bruxelles, siglato ieri… ”.
Attacco con Citazione
Un bel modo per far entrare il lettore nella notizia è aprirla con la dichiarazione di uno dei protagonisti. È una scelta, questa, che conferisce ritmo alla narrazione, ma soprattutto immediatezza. “È un giorno decisivo per futuro del nostro paese – spiega il presidente Verdi all’indomani della firma del trattato di Bruxelles. – Probabilmente il più importante dall’inizio del mio mandato”. Ecco una buona citazione che ci permette di iniziare l’articolo e rimandare al paragrafo successivo la spiegazione logica delle 5W che compongono la notizia.
Oltre le tecniche di scrittura
Quanto finora descritto è una sintesi degli schemi base che è possibile utilizzare per scrivere un articolo di giornale. Esiste una serie molto ampia di alternative, quasi tutte difficilmente praticabili se non si conoscono le basi. Diversi anni di esperienza in redazione e in classe mi hanno fatto capire (spesso scontrare) con le principali difficoltà di ogni giornalista, specie nei primi anni di attività. Per questo motivo, ho pensato di riassumerle in un unico post.
Perché, dopotutto, scrivere per un giornale è questione di tecnica, ritmo e sintesi. Tre elementi che vanno allenati duramente se si vuole scrivere in modo efficace. Nessuno ti regala niente e non bastano tutte le guide del mondo per imparare a fornire al nostro lettore un’esperienza che lo arricchirà come cittadino, consumatore, elettore e persona parte di un’opinione pubblica.
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Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.
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