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Content Management Made in Italy


Mi scrive su Linkedin il CEO di un’agenzia, che chiamerò Agenzia, dicendosi molto interessato al mio profilo professionale. Mi chiede di spedirgli il curriculum vitae, in modo da avere una panoramica più completa delle mie attività e dei servizi che offro. Sta cercando figure professionali in ambito content management per grossi siti e portali e ribadisce la volontà a discutere i termini di un’eventuale collaborazione.

La sorpresa arriva qualche giorno dopo. Ricevo un’altra email da parte sua, intitolata misteriosamente “Prova di selezione”. Prova di selezione? Sarà un modo stravagante per chiamare il colloquio di lavoro, mi dico. Invece, leggendo il messaggio, scopro di un non meglio precisato test per verificare l’idoneità dei candidati a scrivere. La cosa mi pare strana: doppiamente strana, visto che non mi sono candidato, limitandomi a spedire il mio curriculum a un professionista (ma ora, dopo aver scoperto della prova di selezione, le virgolette sono d’obbligo) su SUA richiesta.

Alberto Sordi
Un’immagine che vale più di mille parole.

Continuo a leggere. L’Agenzia chiede articoli brevi su quattro argomenti, che illustra in un file Excel allegato, corredandoli di keyword per la SEO. Seguono i parametri da rispettare e si specifica che l’importante è non copiaincollare i pezzi di altri, anche se in alcuni casi basta leggerli e riscriverli. Insomma, siamo alla parafrasi, che mi riusciva anche piuttosto bene alle medie: era il 1990-1991, gli Alice in Chains non avevano ancora pubblicato Dirt. Per dire che eravamo agli albori della mia esperienza con la scrittura e la musica che conta.
Leggo poi gli elementi che concorrono alla valutazione dei candidati (di nuovo… non mi sono candidato io!!): il tempo entro cui verranno spediti i testi di prova (non retribuiti), il rispetto dei parametri indicati, il non aver abusato di Ctrl+C e Ctrl+V. O cmd+C, cmd+V se siete adepti di Cupertino.
Una volta superato questo primo vaglio, chi è rimasto in lizza dovrà indicare quanti pezzi può scrivere in una settimana. Su questo dato l’agenzia si riserverà di fare una proposta contrattuale. Il che vuol dire che, dopo tre-quattro email, dopo aver spedito un CV, dopo aver scritto tre articoli di prova gratis che non si sa dove saranno pubblicati e se con la firma o meno, dopo che l’agenzia si è presa il suo tempo per pensare, uno teoricamente non sa nemmeno quanto guadagnerà da un lavoro di editor sui portali

Alcune considerazioni:
1.    Il content manager è una cosa un po’ diversa. È un ruolo di responsabilità. Semmai, cara Agenzia, stai cercando un Editor, che è esecutivo (sto tagliando l’argomento con l’accetta per esigenze di spazio, capitemi).
2.    Cara Agenzia, quando cerchi profili professionali su Linkedin, abbi la decenza di capire se si tratta di Junior, Intermedi o Senior. Non per giocare a chi ce l’ha più grosso, ci mancherebbe. Conosco Junior che fanno vedere i sorci verdi a nomi più blasonati. È per non far perdere tempo alle persone. Solo questo.
3.    Il “Web italiano” (se così lo vogliamo chiamare) deve fare chiarezza, mettendo in disparte questi millantatori che pretendono di saperne di Rete e di offerte di lavoro. Altrimenti, non sarà possibile crescere come meritiamo.
4.    Un consiglio per chi ha appena iniziato la sua avventura professionale in Rete. Non credete alle promesse di questi spacciatori di idiozie. Non sarà lavorando gratis o seguendo dubbie promesse che irrobustirete la vostra professionalità. Anzi, finirete con lo svilirla. E vi incazzerete, come succede a tanti che poi mollano o si accontentano. E’ un peccato.
5.   Cara agenzia, informati meglio, smettila di fare cazzate e sii contenta che non sbatto il tuo nome e link in questo post. La tentazione è forte.

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