Riflessioni sulla creatività
Sulla creatività si è detto molto. C’è chi sostiene nasca in contesti urbani, aiutata dal fatto di vivere in un ambiente stimolante che ci aiuta a produrre idee nuove; c’è chi pensa sia una dote innata che scaturisce come acqua da una fonte; c’è chi ritiene sia collegata alla pratica, motivo per cui è necessario l’esercizio e il tempo.
Io posso parlare di creatività, e solo della mia, in relazione a due ambiti ben precisi: la scrittura e le arti marziali. In entrambi questi campi di applicazione posso dire di aver avuto la fortuna di nascere e crescere in un ambiente stimolante, di essere stato educato al valore della lettura dei testi fondamentali e della pratica costante, di aver provato e riprovato soluzioni diverse per raggiungere un obiettivo (sul foglio, al computer, in palestra), di aver sempre cercato di fare tesoro dei miei errori, di aver saputo “rubare con l’occhio” dai più bravi, procedendo quindi per sana imitazione. Di essermi confrontato con professionisti e sportivi eccellenti, di aver chiesto loro consiglio, di averlo ricevuto anche al di là delle loro mere competenze formali. Posso dire di aver avuto bravissimi maestri che, oltre alle competenze, hanno saputo trasmettermi l’amore e la passione per queste due discipline, la voglia di provare e riprovare anche ciò che conoscevo già, alla ricerca di un nuovo livello di abilità, e soprattutto la tenacia.
Per questi e altri motivi, il mio approccio alla scrittura è molto ampio. La considero un modo per coltivare la consapevolezza, alla stregua di una qualsiasi tecnica di meditazione.
Creatività e abilità
Già, abilità. E tempo, e pratica. Ma anche intuizione. Il termine “Kung Fu” indica non un sistema di lotta, ma un’abilità conseguita nel tempo, con sacrificio, pratica e duro esercizio. Vi dirò di più: esiste un Kung Fu in ogni campo della pratica umana. Il bravo cuoco ha un kung fu molto buono per quanto concerne preparare le pietanze, il bravo scrittore ha un kung fu di tutto rispetto nello scrivere, il bravo regista nel captare le immagini che gli servono per raccontarci storie e vicende, la brava casalinga ha un kung fu eccellente nel gestire le faccende di casa e fare in modo che chi ci vive la trovi confortevole e ordinata.
Tutte queste persone sono accomunate dall’aver fatto pratica rispetto a una determinata sfera di attività, ma soprattutto dall’averla fatto con amore, voglia di migliorare e desiderio di trovare nuove soluzioni a problemi inediti.
Probabilmente la creatività nasce da qui: nel senso che, come l’amore, non possiamo coltivarla direttamente, ma possiamo dare vita a quello spazio interiore in cui essa si manifesta. Per questi e altri motivi ho smesso di credere alla creatività descritta e spacciata da torri d’avorio e guru vari. Piuttosto, l’idea di creatività che ho fatto mia è la seguente:
1. La creatività deve essere in armonia con la realtà
Quante volte percezioni, stereotipi e pregiudizi distorcono il mondo che vediamo? Tante. Bene, il primo passo per coltivare la creatività è farla finita con tutta questa paccottiglia mentale e iniziare a guardare le cose per quelle che sono. Niente castelli in aria, niente sovrastrutture: piuttosto, è bene cercare di coltivare tutti quei momenti che ci permettono di essere tranquilli e dedicati totalmente a quanto ci piace fare e ci rende curiosi, attivi, appassionati: in una parola, creativi. Vale per la scrittura, ma vale anche per la pasta fatta in casa. Un esempio? A me piace camminare, è una cosa che farei per ore e ore. Quando sono in procinto di lavorare a un progetto importante, che richiede una buona dose di creatività e ingegno, mi concedo sempre una passeggiata nel verde o in qualche angolo della città che ancora non conosco. Cellulare spento, niente distrazioni: un passo dopo l’altro, e non c’è nient’altro. Probabilmente questa azione mi permette di sganciarmi temporaneamente dalla ridda di pensieri che affolla le giornate e mi prepara a sintonizzarmi con le idee, permettendomi di rincasare pieno di intuizioni e idee pronte per essere verificate e messe su carta.
2. La concentrazione è importante
La concentrazione è la capacità di raggiungere un centro. Il nostro. Secondo la medicina tradizionale cinese questo punto è facilmente collocabile nel corpo; si trova poco sotto l’ombelico ed è una fonte inesauribile di energia positiva. Come trovarlo? Basta pochissimo, qualche secondo di silenzio e la voglia di “incontrarlo”. Ah, per caso vi interessate di calcio? Bene, avete mai notato quei rigoristi che, subito dopo il fischio dell’arbitro, attendono una frazione di secondo o poco più prima di calciare? Di solito, questi giocatori hanno una percentuale più alta di segnare di chi invece parte in quarta appena sente il fischio. Ciò potrebbe derivare non solo dalla loro maggiore consapevolezza di avere controllo sulla situazione, ma anche dalla capacità di “fare silenzio” per un secondo o poco meno. Un atteggiamento importantissimo, questo, utilissimo per sprigionare la forza interiore necessaria a compiere nel migliore dei modi l’azione richiesta, ossia calciare un rigore e fare gol.
3. Attenzione verso se stessi
Come potremmo definire in altre parole la concentrazione? Direi: “attenzione al sé”. Mi spiego meglio. Di solito viviamo con un’attenzione esterna sparata a mille: siamo attenti più ai risultati o a come crediamo che gli altri ci percepiscano. In altre parole, viviamo tutto non tanto come un fine in sé, quanto come un mezzo per altri fini. Va a finire che la realtà ci sfugge e tutto attorno a noi diventa ruolo, proiezione e costruzione mentale. Credo che la vera concentrazione sia trascendere, anche solo per un secondo, tutta questa impalcatura della mente e dedicarsi all’attenzione interiore, che si chiama anche “intenzione tranquilla”: attenzione verso uno stato interiore e intenzione di attraversarlo.
Questo luogo interiore, che non ha nome nonostante i mille tentativi di affibbiarglielo, è la fucina da cui sgorga la creatività, un magma splendido che, una volta fuori dalla sua tana, la ragione e la mente si occuperanno di plasmare, facendoli diventare un post per un blog, una canzone o un bel piatto di pasta fatta in casa.
4. Non c’è creatività senza tranquillità
Non sto dicendo che dobbiamo ritirarci a vivere su un monte sperduto e, una volta lì, lasciarci inondare dalla creatività. Ok, chi vuole può farlo, magari questa scelta gli porterà risultati eccezionali, non lo nego. Però, in altri contesti, basta pochissimo per creare una situazione confortevole che permetta di rilassarci quel tanto che basta a metterci in contatto con il nostro spazio interiore creativo. Noi siamo come antenne televisive e abbiamo bisogno di sintonizzarci con le idee migliori, che immagino simili a frequenze galleggianti nell’etere. Il mio strumento prediletto per tranquillizzarmi mentre scrivo è la musica: in questo momento, mentre sto lavorando a questo post, sto ascoltando un gruppo che mi piace molto e che ho scelto perché pieno di brio. Brio che vorrei fare mio e trasmettere a questo post, in nome di quella che chiamo “La legge dell’osmosi”. Ah, in fondo al post ti linko un loro album!
5. Incrociare discipline e competenze è importante
È ovvio che se ora mi metti a tirare un rigore decisivo per lo scudetto, con sessantamila tifosi che mi fissano e un portiere astuto dall’altra parte ben deciso a pararlo, sbaglierò nel 99,9% dei casi. Non sono un calciatore professionista e, nella mia vita, non ho coltivato i fondamentali per diventarlo. Ecco perché la pratica è fondamentale. Quale pratica per noi che vogliamo scrivere in modo creativo? Quella che ci permette di coltivare competenze trasversali, adattabili ad altri contesti. Ecco perché ritengo che la mente vada allenata e non possa esistere un “creativo” – mi riferisco a un creativo con la passione per la scrittura – che non legga poesie, fumetti, un quotidiano al giorno, romanzi, saggi, non vada al cinema, non ascolti la radio, non sia appassionato di musica, non vada a mostre e convegni, non sia curioso e non abbia voglia di mettersi in gioco sempre, mosso dal semplice desiderio di imparare e di mettere in comune la sua esperienza con estrema umiltà. Ogni contenuto che scriviamo è un’esperienza che regaliamo al lettore: non dimentichiamolo mai.
6. Siamo lo specchio di ciò che facciamo
E, infine, arriviamo al rapporto tra le nostre attività e noi stessi. Man mano che facciamo pratica – diciamo una volta che abbiamo raggiunto un buon livello di pratica in un’attività che ci piace e dà soddisfazione – iniziamo a chiederci: “Dov’è il confine tra quello che sto facendo e me stesso?”. Dov’è che finisco io e inizia la mia scrittura o il mio kung fu? Personalmente non ho una risposta completa: ma scrivere e praticare kung fu mi serve a cercarla. So solo questo.
Ricordiamolo ancora una volta: cerchiamo ciò che sta al di là di noi stessi per trovare noi stessi. Non male, vero?
Alcuni consigli per la creatività
Secondo il mio punto di vista, pratica, attenzione al proprio spazio interiore, curiosità e voglia di regalarci stimoli sempre nuovi e costruttivi sono i quattro pilastri della creatività e, quindi, anche della scrittura creativa. Come potrete ben capire, si tratta di pilastri che ognuno di noi può cominciare a coltivare a ogni età della vita, in ogni condizione sociale e ambientale, a prescindere dalla cultura e dai valori trasmessi da scuole e famiglie. Diamoci da fare, allora, e iniziamo a piantare nel nostro campo buoni semi, alimentando quello spazio interiore, intangibile e insostituibile, entro cui la creatività accade.
Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.