Current TV, SKY: polemica a colpi di numeri e cadute di stile..

Non accenna a placarsi la battaglia tra la piattaforma satellitare SKY Italia e Current TV. In Rete il sostegno alla costola italiana del canale fondato da Al Gore è molto forte. Lo stesso Gore, in questi giorni, ha chiamato a raccolta i blogger, chiesto loro di mobilitarsi e dare vita a una sorta di comitato di solidarietà diffusa.
Intanto Tom Mockridge, amministratore delegato di SKY Italia, ha fatto diffondere una nota in cui rifiuta categoricamente tutte le accuse di censura ai danni di Current TV e ribadisce la sua versione dei fatti.
Molto sinteticamente Mockridge dice:
– all’emittente è stata fatta un’offerta di rinnovo commisurata agli ascolti (molto scarsi, come abbiamo visto) del 2010
– Current chiede un aumento del proprio ingaggio rispetto a quanto percepito nel 2010
– l’accordo economico non è stato possibile, da qui la decisione di sospendere la trasmissione del canale.
La reazione di Current non si è fatta attendere. Ed è stata arrabbiata, da tigre ferita. E’ contenuta anche in questo articolo di Digital-Sat, che ribalta la versione offerta da Mockridge, e sostiene che:
– il 22 aprile 2011 un fax a firma di Tom Mockridge comunica la cancellazione del canale, senza possibilità di negoziazione;
– il 10 maggio a Los Angeles si tiene un incontro riparatorio tra i soci Al Gore e Joel Hyatt, e James Murdoch, figlio di Rupert, presidente di News Corp;
– il 13 maggio, probabilmente come conseguenza dell’incontro di tre giorni prima, SKY Italia invia la sua offerta, che è inferiore a un terzo dell’attuale contratto: circa un milione di Euro license fee.
Ora, in modo manicheo sono tentato di dividerci (parlo di noi che seguiamo la vicenda SKY-Current da vicino, come appassionati od operatori del settore) in due categorie:
a. chi ritiene che il battibecco sia frutto di una questione economica tra due operatori di mercato;
b. chi ritiene che SKY Italia, prossima a concorrere per l’assegnazione di frequenze sul digitale terrestre, voglia farsi bella agli occhi di chi governa, finendo col sacrificare sull’altare del libero mercato coloro i quali hanno mandato in onda perle come “Citizen Berlusconi”.
(NB: Tra le varie ricostruzioni dei fatti, quella di Nicola Mattina mi sembra una delle più interessanti e chiare).
Ognuno la pensi come vuole. Realisticamente, credo che la verità stia a metà strada: gli ascolti di Current sono pessimi, sebbene la stessa emittente abbia avuto modo di contestarli sostenendo che le rilevazioni sarebbero falsate dall’enorme successo di “Rai per una Notte”, la maxi-diretta del 25 marzo 2010.
Da qui la discrepanza: SKY vuole ridurre il compenso, Current lo vuole aumentare perché sa che il suo appeal è cresciuto. In mezzo a tutto questo, quella che ho chiamato la “zona grigia”: ossia la concreta possibilità che Current abbia pestato i piedi a qualche inserzionista o partner economico di SKY, creando dei malumori che hanno contribuito non poco alla situazione attuale.
Quello che voglio sottolineare oggi è la differenza abissale tra la comunicazione delle due aziende. Da un lato il modello distaccato di SKY, che affida la propria difesa a una nota stampa e a una serie di mail inviate agli abbonati e firmate Tom Mockridge. Dall’altro il modello “sedicente new global” di Current: come se non bastasse l’appello di Al Gore, vero e proprio manipolatore della comunicazione, che ha chiamato i blogger a costruire una metaforica barricata digitale contro SKY, ho avuto modo di leggere due passaggi che mi hanno lasciato senza parole.
Il primo è questo: “Certi di poter contare su un ulteriore sforzo, invitiamo il pubblico a contattare il call center di Sky e a disdire l’abbonamento satellitare, qualora Sky non si decida ad avanzare una proposta economica accettabile per mantenere il canale e il suo staff in vita“. Lo si trova in chiusura della nota con cui Current ha ricostruito la vicenda dal proprio punto di vista.
E’ un passaggio che trovo deontologicamente inaccettabile: un’azienda, per quanto moderna e “cool” come Current TV crede di essere, deve sapere da che parte stare. E non può di giorno giocare nel ruolo di impresa e la notte fare la pasionaria dell’informazione. E’ un atteggiamento che giustamente mi aspetto da il manifesto, in quanto entità prima politica e sociale e poi giornalistica. Me lo aspetto da un blogger o da un attivista che invita a boicottare i prodotti di un paese incivile e guerrafondaio.
Non me lo aspetto da un’azienda che, per quanto produttrice e fornitrice di contenuti impegnati ed engagé, rimane espressione del capitale finanziario internazionale. E quindi soggetto di mercato che, in quanto tale, ha pienamente accettato, solo per il fatto di esistere, le regole di quel mercato.
E’ un mercato che probabilmente va cambiato, su questo sono d’accordo: ma non giocando al gioco del “mimetista permanente”. Certamente non trastullandosi a fare l’azienda che oggi ha tutto l’interesse a starci dentro e domani chiama a raccolta blogger e telespettatori per fare le barricate.
Per non dire che mi aspetterei maggior onestà intellettuale da chi prende ordini da Al Gore: oggi icona del neo-globalismo e di certa sinistra radical-chic e fino a ieri eminenza grigia di alcuni dei più pericolosi governi americani.
Concludo: trovo sconveniente e deontologicamente discutibile il particolare per cui lo stesso Tommaso Tessarolo, direttore di Current Italia, utilizzi il proprio blog su Il Fatto Quotidiano come grancassa degli interessi di Current, con titoli roboanti e unilaterali come “Current TV: la verità sui dati di ascolto“. Mi dispiace, ma è lo stesso atteggiamento con cui oggi il Governo utilizza un telegiornale come proprio ufficio stampa. Il principio è lo stesso. E nessun fine, per quanto nobile, potrà mai giustificare mezzi come questi, che finiscono con lo svilire ancor di più il giornalismo in questo paese.
Sono due cadute di stile, e non c’è alibi possibile. Nemmeno la rabbia da tigre ferita. Piuttosto non è forse questa l’occasione per dare risposte concrete sul proprio futuro, invece di rimpiangere un passato per giunta ben retribuito? In questi giorni nulla è stato detto sui possibili modelli di distribuzione e fruizione alternativa dei contenuti di Current Italia.
Sarebbe un modo per dimostrare di essere forti, di avere un seguito vero (e non i 2.500 telespettatori certificati) e di essere in grado di sostenersi economicamente, anche senza i milioni forniti da SKY. Se la forza del network di Al Gore è la Rete, mi chiedo perché Current Italia, in questi giorni difficili, non impegna le proprie risorse e il proprio know-how per puntarvi con ancora maggior impegno?
Molto meglio che arroccarsi su una posizione sempre più intransigente, dove tutti gli altri hanno torto, tutti i numeri forniti dagli altri sono sbagliati, tutte le versioni alternative a quella di Current sono destituite di fondamento. L’unica verità é quella di Current, o almeno così pare nel leggere le loro comunicazioni. E allora vedremo a quali risultati porterà questa verità.

Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.
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