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#JeSuisCharlie… ok, e poi?


Je suis Charlie

Ok, la primissima ondata di indignazione e rabbia è alle spalle. Quella che ti fa condividere compulsivamente sui social network le scritte “JeSuisCharlie”, o in chat o su WhatsApp gif animate, jpeg solidali e analisi geo-politico-strategiche che, rilette anche solo poche ore dopo, ti fanno ridere e capire la grande regola del comunicare. Che è: MAI scrivere nulla sull’onda dell’emozione più viscerale per poi sparacchiarlo qua e là. Si rischia di passare per tuttologi qualunquisti, che è esattamente il ruolo che il 90% di noi, forse me compreso, sta giocando a sua insaputa. Ho letto alcuni blog ieri e stamattina e il gioco era quasi sempre quello: improvvisarsi politologi dell’ultim’ora, con “analisi” che… che non voglio nemmeno commentare.

All’indomani della strage presso il Charlie Hebdo, secondo me, ci dobbiamo sintonizzare sulle nostre frequenze più razionali e fare il passo successivo, almeno noi che siamo tra i fortunati a non avere un marito, compagno, padre mitragliato in una redazione parigina da alcuni pazzi o un cugino, zio, padre, nonno falciato da un drone, da una mina antiuomo o da un attentato suicida in un mercato di Tel Aviv. Almeno noi che siamo tra i tanti fortunati e sani di mente a non pensarla come un Le Pen qualsiasi.
Almeno noi che possiamo mantenere un minimo, seppure sofferto, “distacco” dai fatti in questione abbiamo il dovere di diffondere l’unico, sensato, decente messaggio plausibile in questo momento. Attaccano la democrazia e la pacifica convivenza tra popoli e religioni? Risponderemo con più diritti, apertura, tolleranza. Qualcuno pensa che la religione sia un modo per imporre la propria visione del mondo? Risponderemo con una visione laica e tollerante della modernità. Qualcuno usa il burqa o il crocifisso come strumenti di battaglia politica? Risponderemo con l’unica arma in nostro possesso: il fermo, civile e tollerante rifiuto.
Avete visto la vignetta di Charlie Hebdo in cui Gesù Cristo sodomizza Dio? Come mai non vi siete indignati? Atei? Agnostici? Disinteressati? Ok, ci sta. E ancora, dove eravate quando le associazioni cattoliche hanno chiesto provvedimenti restrittivi per contenere la satira di Charlie Hebdo? Non è forse vero che la satira è un diritto inalienabile??

Ve lo dico io: altrove. A seguire un altro film. L’indignazione di molti, quella rabbia cieca che ieri ha portato alle pseudo-analisi politiche di cui dicevo in apertura, è molto spesso funzione di un’agenda firmata da altri e che si ritiene ancora essere specchio fedele della realtà. Invece vi/ci stanno dettando i temi, accendendo a comando la spia della rabbia.

La realtà dei fatti di ieri, se per un momento si scolleghiamo da Facebook o spegniamo la tele, è che da un lato ci sono due-tre pazzi furiosi imbottiti di religione, dall’altra alcuni “giornalisti” fautori di una satira offensiva e volgare. I primi hanno pensato di zittire gli altri sparando e compiendo un gesto di una viltà inaudita. I secondi si aspettavano un gesto del genere: lo avevano già detto tempo fa. I primi e i secondi, però, nella loro grande diversità, hanno una cosa in comune: fanno parte di quella minoranza che tenta in ogni modo di alzare il livello dello scontro.

In mezzo a questi due estremi(smi), ci sono milioni di persone di ogni colore e credo che vogliono e chiedono di poter vivere in pace, serenità e tolleranza e quella è l’unica voce che in questo momento mi sento di seguire e di consigliare a tutti di ascoltare. Un certo Occidente che chiede prese di posizione ai musulmani moderati mi ricorda tanto la stanca retorica dell’“isolate i violenti” di qualche anno fa. Nessuno è in grado di chiedere prese di posizione ad altri: non vorrei dire, ma non mi sembra che davanti alle torture di Abu Ghraib o Guantanamo siamo scesi tutti in piazza a protestare. No? Ecco, inutile allora chiedere agli altri quello che noi per primi siamo incapaci di fare. Perché qui nessuno ha ragione se usa la violenza per pretenderla o fa finta di non vedere.

Ecco. Allora, bocce ferme e ripartiamo dalla realtà, quella che abbiamo sotto i nostri occhi. Non so come, trovate il vostro modo per scollegarvi e ripartire uscendo da questo loop. Io mi sto organizzando per fare così: nei prossimi giorni parlerò con le persone. Andrò in via Padova, noto quartiere ad alta densità di immigrati. Voglio andare in moschea. O meglio, qui a Milano ne ho già visitate due, quindi ci tornerò. Voglio parlare con le persone, raccogliere le loro storie. Sentire che ne pensano.
Di sicuro troverò quello che, a denti stretti, darà pure ragione al commando di Parigi. Altrettanto di sicuro troverò persone che la pensano come me: che hanno le scatole piene della logica “noi contro voi”. Mi fermerò a chiacchierare, lieto di aver trovato un briciolo di umanità in questo marasma. Lieto di aver trovato qualcosa che mi riguarda in questo mondo a volte bieco e indecifrabile.

Sospetto che loro parole mi insegneranno quanto segue: siamo la maggioranza, non dimentichiamolo mai.

comunicazione, facebook, giornalismo, informazione

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