La dura vita dello steward (secondo Bavaria)
Tutto comincia da qui. Da uno spot dell’olandese Bavaria, che racconta la triste esistenza di uno steward, costretto nell’arco di 40 anni a perdersi tutti di gol più importanti della sua nazionale perché perennemente voltato (è il suo lavoro) verso i tifosi.
Ma nel 2010 qualcosa cambia. Ci sono delle belle tifose a rendere senz’altro più gradevole il suo panorama. Lo spot finisce così, almeno per il momento, in un mix di arancio e belle donne.
Dalla tv si passa al mondo reale (anche se il confine tra questi due territori é sempre più labile).
Mondiali in Sudafrica. Quelli veri. La partita è Olanda-Danimarca. Si vedono delle ragazze (le cronache riporteranno il numero di 36) che entrano nello stadio si potrebbe dire ‘in borghese’, e poi cambiano abito, sfoggiando le loro divise arancioni, molto simili a quelle dello spot di prima. Aggirano così la sicurezza posta ai tornelli ma soprattutto le ferree regole del marketing calcistico, che ha stabilito che la manifestazione sudafricane è territorio esclusivo di un’altra birra, la Budweiser.
In alcuni filmati (non ho sottomano il link) sembra di vedere anche dei Qr Code stampati sulle magliette.
Parte l’accusa di pubblicità occulta. La Fifa caccia le ragazze dallo stadio (qui la notizia) e annuncia il pugno di ferro contro il marketing illegale. Uno dei responsabili di Bavaria risponde in modo azzeccatissimo: “Non esiste copyright sull’arancione“.
La Federazione intanto ha smentito: non ci sono stati né arresti nè interrogatori, in un primo tempo ipotizzati dalla stampa internazionale.
Intanto il caso-marketing da manuale è servito, per la gioia di tutti gli appassionati di Guerrilla, FlashMob e disobbedienza.
E proprio il copyright è una delle grandi battaglie di questo mondiale. La Federazione, si apprende, avrebbe già effettuato un bel po’ di sequestri di materiale e merchandise non ufficiale, proprio per tutelare gli interessi dei propri partner, dai quali riceve circa il 30% delle sue entrate complessive (fonte: Datasport).
Un caso, quello delle Bavaria Babes, che merita molta attenzione.
1 – crea un interessante precedente in termini di comunicazione e marketing;
2 – pone l’accento sul tema dell’estensione del copyright anche a elementi di norma da esso estranei;
3 – mette in difficoltà il complesso sistema delle sponsorship e dell’evento sportivo. Un ingranaggio debole, che può essere bucato in modo molto semplice, come dimostra il secondo video.
Come uscire da questo empasse? Sono sicuro che nemmeno la Fifa ha una risposta. Intanto mezzo mondo ne sta parlando. Ergo, viralità all’ennesima potenza.
Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.
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