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Laboratorio 2.0 – Università di Bologna


Ieri ho avuto il piacere di tenere un intervento durante i lavori del Laboratorio 2.0 dell’Università di Bologna (link).

Due ore (abbondanti, perchè ho sforato di brutto… ma insomma, nessuno si è lamentato..) che ho utilizzato per parlare di informazione online, blog e blogosfera. Ho cercato di affrontare il tema da un prospettiva ibrida, che è poi la mia, a metà tra il giornalismo digitale e la passione per i nuovi media e il ‘Web 2.0’.
Da qui la scelta (non polemica, sia chiaro, ma operata per evitare le diverse ipocrisie dello schema giornalisti vs blogger, ma anche blogger vs blogstar) di raccontare alcuni aneddoti ritenuti interessanti per capire il fenomeno blogosfera in Italia nel suo complesso. Insomma, grande fermento, ma anche gente che corre dietro al primo venditore di succhi di frutta di turno :D

Il senso ultimo del mio intervento è questo: è fuorviante pensare a uno scontro frontale tra mondo dei giornali e blogosfera, con i blogger a giocare la parte dei Robin Hood dell’informazione e invece i giornalisti ‘castaioli e venduti’ a impersonare il ruolo dello sceriffo di Notthingham o, in genere, del cattivone di turno. D’altra parte è ancor più sbagliato pensare al giornalista come unico soggetto capace di verificare una fonte e dare una notizia.
Ormai online è presente una moltitudine di soggetti che fa il lavoro del giornalista molto meglio di tanti giornalisti ‘veri’.

La verità probabilmente è soggettiva e sta nel mezzo, tra vip e vippetti del giornalismo e della blogosfera, pay-per-post, marketing sottobanco e le tante, troppe veline – e i tanti, troppi silenzi, e le tante, troppe mafie – di cui è costituito il giornalismo di oggi, almeno nel nostro paese. Ma anche, e senza dimenticare, la grande rivoluzione che i blog hanno rappresentato quanto a modalità di circolazione, produzione e fruizione delle informazioni.

Le eventuali ‘cadute di stile’ di cui parlavo ieri non cancellano l’apporto positivo del blog in quanto strumento di condivisione di conoscenza.
Anzi, accentuano l’esigenza di rafforzare il filtro critico costituito dalla capacità di giudizio del lettore: ecco il perché dei ‘consigli non richiesti‘ a fine presentazione su come saper leggere una notizia.
Teniamo a mente che i media servono a produrre consenso e consumi, che dietro ci sono persone o soggetti che hanno tutto l’interesse a presentare la realtà in un certo modo, che molto probabilmente non tutto quello che leggiamo su un giornale, vediamo in TV, ascoltiamo alla radio, leggiamo su un blog ritenuto autorevole è stato scritto/girato/prodotto con lo scopo ultimo di informarci e di consentirci di avere una visione delle cose completa, equidistante, trasparente.

La morale? Non c’è. Oppure è.. Dubitare. Sempre. Anche di quello che è stato detto ieri durante la lezione. E provare a trovare una bussola, una propria bussola, in questo mondo digitale e ‘nerdisticamente affascinante’ (cit.)

comunicazione, social media

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