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L’incognita Reed Business


Molto difficile commentare questo momento. Venerdì sembra sia arrivata la conferma ufficiale della prossima chiusura di molte testate edite da Reed Business.

Per una panoramica completa colgo l’occasione per segnalare l’intervista di Salvatore Sagone ad Alessandro Cederle, amministratore delegato del gruppo (AdvExpress, solo su abbonamento).

Non commento la scelta di rivolgersi a una testata concorrente per descrivere il momento di crisi che ha colpito anche il proprio gruppo editoriale. I ‘panni’ si lavano in casa, da che mondo è mondo, ma evidentemente ci sono meccanismi imprenditoriali che sfuggono anche a chi, come me, opera nel settore da un po’.

A supporto di questa notizia, in Rete ho trovato solo il post di Trade Communication, su cui però merita fare una doverosa precisazione.

Nel post si dice che verranno dismesse tutte le riviste che non portano utili. Non è esatto: o almeno, tra i nomi fatti ci sono testate in utile, con una buona raccolta pubblicitaria e che hanno sofferto della crisi economica né più né meno di altre, appartenenti a gruppi editoriali che oggi si reggono in piedi a suon di stagisti o affidandosi ai comunicati stampa per riempire le pagine.

Stamattina ho ricevuto una decina di telefonate di colleghi che mi hanno chiesto se so qualcosa in più rispetto all’articolo di AdvExpress o al post in questione. Posso solo dire che quasi tutti mi hanno posto la seguente domanda: “Se siete in difficoltà voi, come possono reggersi in piedi i vostri concorrenti?”

Bella domanda! Non ho risposte e per ora non le cerco. Se le avessi non le esporrei pubblicamente, anche come forma di rispetto per gli ottimi colleghi di altre riviste che incontro spessissimo durante conferenze stampa o eventi in genere.

Quello che mi preme dire, tornando all’affaire Reed Business, è che c’è stata troppa fretta nel comunicare una notizia peraltro tutta da definire (il Cdr è stato sentito? si sono cercati potenziali acquirenti? cosa vuol dire investire sull’online? c’è un piano di business?), mettendo sullo stesso piano riviste definite ‘fuori perimetro’ eppure molto diverse quanto a situazione economica, ad ‘appeal’, a storia, a interesse da parte del mercato e degli addetti ai lavori.

Il che mi porta a pensare – e non solo sulla scorta della speranza verso testate a cui sono legato da un vincolo emotivo prima ancora che personale – che questa strana storia sia ancora in parte (o tutta) da scrivere.

Avvertenze: scrivo dalla fine del 2007 per il gruppo editoriale Reed Business, prima come collaboratore della testata Pubblicità Italia e della newsletter Today, poi di Adv. In questo post esprimo opinioni del tutto personali, alle quali posso solo aggiungere la stima e il rispetto professionale e personale per tutte le persone con cui ho lavorato finora.

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