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LUISS Business School: un workshop tra Corporate Communication e Scrittura Digitale


Luiss Business School Master in Executive Corporate Communication

Studiare la natura e le caratteristiche di un testo digitale e il suo ruolo all’interno della Corporate Communication. Esercitarsi sulle competenze che esaltano queste caratteristiche: sintesi, chiarezza espositiva, ritmo, aderenza agli obiettivi di comunicazione e rispetto di obiettivi aziendali e aspettative dei destinatari. Avvicinarsi all’idea di creatività partendo da un punto di vista nuovo, fatto di attenzione a se stessi e cura per il proprio intuito.

E ancora: fare una carrellata dei principali format testuali, lavorando assieme sulla base di un metodo media neutral grazie al quale affrontare qualunque testo, costruendo e sviluppando una propria cassetta digitale degli attrezzi per operare con consapevolezza e maturità in qualsiasi situazione e su tutti i tipi di contenuti e informazioni da confezionare e trasmettere. Tutto questo senza perdere di vista il contesto e le abilità che un comunicatore d’azienda deve possedere all’interno di un quadro organizzativo complesso e in continuo mutamento, per far sì che ogni contenuto prodotto sia realmente fonte di vantaggio competitivo e, perché no, soddisfazione personale.

Questa è la sintesi del corso di scrittura che ho tenuto venerdì 10 novembre presso la Luiss Business School di Roma nell’ambito del programma Executive Corporate Communication. Un’ottima occasione per portare in un’università prestigiosa il mio concetto di scrittura digitale creativa e consapevole, una “mentalità” (preferisco chiamarla così) coltivata in oltre dieci anni di lavoro a fianco di agenzie di marketing e comunicazione, aziende e PMI, e che ho condensato nel mio libro edito dalla Dario Flaccovio. Questa mentalità attinge a piene mani da giornalismo, copywriting digitale, scrittura creativa pur ribaltandone le principali logiche a favore di una visione olistica della comunicazione aziendale e delle persone coinvolte in un qualsiasi processo atto a “informare”, ossia dà forma.

Grazie a questa visione allargata mi muovo agevolmente tra marketing, comunicazione, pubbliche relazioni digitali e Content Strategy. Nello specifico, ho voluto mettere alla prova i miei studenti su una serie di testi digitali ed evidenziare aspetti di solito trascurati. Sono tutti troppo concentrati a individuare le X regole per un testo che funziona o “tutto quello che devi sapere” sulle norme formali che soggiacciono alla scrittura professionale, quando invece è di persone che stiamo parlando. Di persone, di relazioni, di intuizioni che fanno la ricchezza di un testo, di un contenuto, di una scintilla di creatività che incontra la strategia e diventa comunicazione.

Abbiamo lavorato su news, articoli di giornaleblog post, testi per newsletter, comunicati stampa, testi pensati per i social media, decostruendoli (e ricostruendoli) su basi formali, linguistiche, tecnologiche, creative, immaginifiche. E perfino filosofiche. Sì, perché così come credo che qualsiasi Autore carichi ogni singolo messaggio di un’energia peculiare, come a farne la propria pila di Volta, e poi lo lasci andare libero di espandersi e incontrare chi potrà apprezzarlo, farsi convincere da esso o, in ogni caso, consolidare un proprio pensiero critico e costruttivo, so anche bene che le mie jam session di scrittura digitale si nutrono delle mie attività professionali, passate e presenti, e anche di tutti i piccoli grandi “insegnanti” che, pur istruendomi su materie lontane da giornalismo, copywriting o comunicazione aziendale, hanno finito per aiutarmi moltissimo a fare chiarezza anche in questo ambito.  Già, perché ho potuto approfondire – altro argomento del workshop di ieri – il rapporto tra Testo e Mente. Processi creativi e pensiero strategico nascono da lì, dopotutto, no?

Il mondo sta cambiando a una velocità per molti incomprensibile. Le aziende si scontrano costantemente con il bisogno di comunicare con tutti i portatori di interesse in modo adeguato e sulla base di una visione strategica. Ciò implica il saper modulare concetti e contenuti per una serie di pubblici diversi, ognuno caratterizzato da specifiche esigenze e da un modo diverso di rapportarsi alla Fonte del messaggio; o anche saper lavorare su testi diversi in contesti che richiedono messaggi “Native”, ossia non discordanti con le caratteristiche dello specifico canale, eppure vivi e pulsanti.

Pertanto, ogni strategia di comunicazione aziendale o marketing degna di tal nome non può che partire dal rimettere la persona al centro dei flussi, altrimenti il contenuto è destinato a essere inghiottito, metabolizzato, monopolizzato, masticato e sputato da algoritmi e da una visione meccanica e fredda del comunicare.

Le aziende del futuro saranno quelle in grado di creare valore vero nei confronti delle persone che comporranno il loro tessuto sociale e connettivo, per cui la comunicazione del domani dovrà essere sostenibile, trasparente, “frictionless” e capace di fornire punti di vista solidi in mezzo a un mare di dati destrutturati. Se vogliamo affrontare con credibilità questo passaggio epocale, dobbiamo lavorare sulle strategie e tecniche di comunicazione ma anche sui comunicatori, chiamati a ripensare il proprio ruolo. Non solo e non più mediatori di dati, informazioni e contenuti da un soggetto A a uno B, ma narratori e costruttori di un immaginario in gran parte inedito che regolerà consenso e consumi, conversazioni digitali, rapporti tra aziende, consumatori, interlocutori.

Narratori nuovi, dicevo, che interpretano il nuovo statuto della comunicazione corporate, delle relazioni con i nuovi media o quelle istituzionali, dello Storytelling o ancora della Corporate Social Responsibility alla luce di nuovi strumenti e nuove sensibilità, sanno agire con coscienza nel mondo che ci aspetta e sanno raccontarlo con la massima attenzione ai propri interlocutori. Perché ogni testo, ricordiamolo, è un modo per costruire relazioni, identità, appartenenza. E allora, molto probabilmente, la comunicazione può essere sì un modo per ricercare competitività, efficienza e una brand identity solida, ma anche tratteggiare geografie e opportunità di un futuro da immaginare e a cui dare forma. Informando.

comunicazione, content marketing

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