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Referendum del 12 e 13 giugno: Internet ha già votato


L’acqua deve rimanere un bene comune, il nucleare va fermato. Ah sì, e non dimenticate ovviamente di andare a votare e di contribuire con la vostra preferenza al raggiungimento del quorum.

Una ricerca di Reputation Manager, resa nota oggi, ha fatto il punto su quanto si dice nella Rete italiana sui temi del referendum, in particolare su quello dell’acqua e, riprendendo il tema dell’energia già affrontato qualche settimana fa, del nucleare.

Ne emergono dati molto interessanti, specie in un periodo in cui molti (me compreso) si chiedono in che modo la vox populi del Web coincide con il responso delle urne, o – nella più rosea delle ipotesi – ne condiziona in qualche modo l’andamento.

Ma veniamo ai dati. “Il 73% di tutte le conversazioni rilevate nel web 2.0 dallo strumento di Reputation Manager è decisamente a favore del referendum, e in particolare del sì ai due quesiti sull’acqua”, si legge in una nota ufficiale della società. “In altre parole, dai video su YouTube (in particolare il più visto, quello del Comitato di autofinanziamento pro-Referendum “Acqua Bene Comune” sostenuto da Valerio Mastandrea) fino alle pagine e ai gruppi Facebook, i due terzi degli utenti internet italiani sono convinti che l’acqua debba rimanere un bene comune, di cui non si può dare in appalto la gestione ai privati (anche se secondo le ragioni del “no” ciò renderebbe le gare pubbliche più controllabili dai cittadini), e pensano che – nei casi in cui questo è già avvenuto – la gestione privata rispetto a quella comunale sia stata fallimentare, non solo in termini di risparmio per i cittadini ma anche in termini di investimento sulle infrastrutture”.

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Facebook, il social network del momento, viene dipinto come un bastione di antinuclearismo. Gli italiani si dividono tra circa 600 mila pagine e gruppi che parlano dell’argomento, di solito (nel 75% dei casi, spiega Reputation Manager) in termini critici o negativi. Da un terzo a un quarto delle conversazioni sull’acqua è connesso al tema del nucleare, e sempre in termini favorevoli all’abrogazione della Legge.

Il tono delle conversazioni positive sull’acqua come bene comune (quindi per il si ai due quesiti referendari) è generalmente pacato e si distribuisce più equamente sulla scala emotiva creata come sempre da Reputation Manager con l’analisi psicolinguistica. Invece, le conversazioni a sfavore del referendum o per il “no” ai quesiti sull’acqua, che sono però minoritarie – solo il 10% del totale (il restante 17% è neutro e solo a carattere informativo) – è di tono molto più alto ed emotivamente impattante: si parla di “propaganda mistificatoria” del comitato del “sì” e si paventa l’aumento delle bollette dell’acqua”.

Altro passaggio molto interessante. “Come già rilevato in una recente ricerca di Reputation Manager sull’energia, sull’argomento nucleare i due terzi delle conversazioni ha una connotazione decisamente negativa (quindi, in termini di quesito referendario, per il “sì”) anche se molti utenti, più che sulla paura del disastro e sui temi della sicurezza – argomenti divenuto più caldi solo a partire dall’incidente di Fukushima, quindi da marzo in poi – si concentrano sulle motivazioni di costo, sia di costruzione delle centrali e produzione di energia, sia di smaltimento delle scorie radioattive”.

Parliamo poi di legittimo impedimento, il referendum che più di tutti sta a cuore al premier. Reputation Manager ci spiega che “è associato alle conversazioni sull’acqua e sul nucleare solo raramente: dall’11% al 18% dei casi, nei gruppi e nelle pagine Facebook. Chi si esprime, però, lo fa nella maggioranza dei casi per il “sì” (ovvero, per abrogare la legge passata nel maggio dell’anno scorso che oggi permette al presidente del Consiglio e ai ministri di non presentarsi nei processi)”.

Chiude la nota un commento di Andrea Barchiesi, Managing Director di Reputation Manager. “In contrasto con la visione che emerge dagli altri media, dove è il dibattito sul nucleare a essere il più animato, la Rete da tempo si interroga non solo sul nucleare ma in generale sui tipi di energia a disposizione, così come sui pro e sui contro della gestione dei servizi tipicamente pubblici, come l’acqua, da dare o meno in appalto ai privati: questo perché Internet si presta maggiormente all’approfondimento e all’interazione, lontano delle risse televisive e delle necessarie semplificazioni della carta stampata. In definitiva, sull’acqua come sul nucleare, potremmo dire che ascoltare il web darebbe modo a molti dei nostri politici di rendersi conto di cosa chiedono gli italiani – e se lo vogliono, risolvere i gap informativi ancora esistenti spiegando meglio le ragioni del sì e soprattutto – meno evidenti, in Rete – quelle del no”.

E ora è giunto il momento di dare la parola agli elettori.

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