Sulla Treccani online..

Ho appena scritto su Mytech dell’accordo tra ministero della Pubblica Amministrazione e Innovazione per portare l’Enciclopedia Treccani online. I contenuti saranno resi disponibili in Rete, gratis e sotto licenza Creative Commons, anche se non è chiaro se gli utenti potranno sottoporre modifiche alle voci o sottoporne di nuove, come ad esempio da qualche mese fa l’Enciclopedia Britannica in versione 2.0.
Ovviamente quella di oggi è un’iniziativa lodevole, su cui pesa l’incognita dei tempi di realizzazione: quanto ci vorrà per digitalizzare 200 mila voci? Di sicuro non si tratta di un’operazione immediata, purtuttavia è importante che – anche nel nostro paese – qualcosa inizi a muoversi.
Non sono d’accordo con chi ha parlato di “alternativa a Wikipedia” o di “sfida a Wikipedia”. Sono prodotti completamente diversi e si reggono su principi differenti. “Altro che Wikipedia – ha spiegato il ministro Brunetta – questa è un’altra cosa ed è un esempio di collaborazione per valorizzare il patrimonio esistente” … Beh, perché Wikipedia non è uno strumento collaborativo che valorizza la conoscenza, diffondendola tra le persone e rendendola oggetto veramente condiviso? Ok, verrà fuori che il giornalista di AdnKronos ha riportato male la frase, comunque il particolare che più mi interessa è il modello di business.
Il bilancio 2007 dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (ultimi dati disponibili) parla di un utile ante imposte di 4,2 milioni di euro, con ammortamenti e accantonamenti per 10,3 milioni di euro. Nel 2006 erano 2,3 milioni di euro e 9,9 milioni di euro.
Sarà molto interessante verificare (ma ci vorrà tempo) se la distribuzione gratuita di contenuti online sarà un driver per le vendite dei tradizionali volumi cartacei.
Non si tratta di un modello ‘freemium’ nell’accezione classica del termine. Piuttosto lo vedo come un modo per rafforzare la presenza online di Treccani, che va ad aggiungersi alle nuove feature del portale (es: la community o la toolbar) e a integrarsi con i portali Italia.gov.it e Innovascuola.gov.it. Sarà molto interessante capire il grado di interazione (se integrazione sarà) dei contenuti enciclopedici con quelli presentati da Libreria Digitale Aperta, piattaforma che permette di scaricare contenuti digitali gratuiti e visionare quelli a pagamento proposti dagli editori abilitati. Immagino che scuole e docenti italiani potranno utilizzare i contenuti Treccani per produrre contributi originali per LDA.
C’è scritto anche che “Il Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie non assume alcuna responsabilità in ordine alla veridicità, attendibilità, accuratezza, completezza e aggiornamento di qualunque tipologia di contenuto o link nel Portale.” Quindi il portale Innovascuola non ha un comitato editoriale che vaglia i contenuti prodotti?

Consulente per la comunicazione digitale. Mi occupo di Content Strategy, Content Marketing e Storytelling. Aiuto i miei clienti a progettare narrazioni e contenuti digitali che funzionano e portano risultati misurabili. Il mio approccio è media neutral: utilizzo indifferentemente testi, immagini e video per creare valore tangibile. Organizzo corsi di formazione in azienda, insegno presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Ho condensato parte del mio metodo di lavoro nel volume “Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole” (Flaccovio, 2016), con l’obiettivo di aiutarti a produrre contenuti di livello eccezionale.
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