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Saviano ha “copiato”. Il libro Gomorra condannato per plagio


Gomorra. Roberto Saviano condannato per plagio.

Un risarcimento pari a 60mila euro e l’obbligo di inserire nelle prossime edizioni di Gomorra i nomi degli autori di articoli che, a questo punto, la Giustizia ha stabilito essere stati copiati. I diritti degli originali spettano a Libra Editore Scarl, mentre il copia e incolla lo hanno fatto Roberto Saviano, autore di Gomorra, e Mondadori. La Corte di Appello di Napoli è stata chiara: si tratta di plagio. (Gianmaria Tammaro ricostruisce molto bene tutta la vicenda, che va avanti dal 2008, su Linkiesta.it)

Insomma, Saviano non ha scoperto niente di nuovo. I fatti di cui ha scritto erano già ampiamente noti e ora già immagino i giornali conservatori preparare corda e sgabello. Invece bisogna analizzare la cosa con ordine. A Roberto Saviano va l’innegabile merito di aver assemblato e ordinato il lavoro di altri giornalisti (spesso senza citarli, e ciò è male…), sapendo poi sfruttare in maniera egregia il clamore mediatico creato da Gomorra. Libro benedetto, ben inteso, perché ha portato alla ribalta temi di cui nel nostro paese si parla purtroppo poco. Ma che gli ha fornito, consapevolmente o meno, la possibilità di candidarsi a maître à penser del Belpaese, talvolta con risultati comici e comunque anche a proposito di argomenti e ambiti che non necessariamente rientrano nella sua sfera di competenza, se non per questioni di parentela. Come quando nello spazio di poche dichiarazioni parte dei suoi seguaci, dopo averlo già celebrato come un eroe oltre a ogni ragionevole dubbio, ha finito per insultarlo su Internet. Il motivo? Le sue discutibili e ideologiche posizioni su Israele.

Ora, niente processi alle intenzioni e via la mano dalla fondina. Saviano ha fatto un grande lavoro di ricostruzione storica e passione civile, ha reso un grande servizio a un’Italia in cui (bene ricordarlo allo stremo) Malavita SpA è la prima azienda per fatturato e, probabilmente, dipendenti. Ha pagato questo impegno con una vita da recluso, sotto scorta. Questo gli va riconosciuto. Dopo di che si è montato la testa – sfido chiunque a smentire questa affermazione. Ha sentenziato su tutto, spesso sparando a zero.
Quindi, onore al merito del Saviano-autore: ma una tirata d’orecchi da 60mila euro il Saviano-ometto se la merita, visto che non ha riconosciuto il lavoro di altri suoi colleghi più bravi e più svelti, e non ha saputo (voluto?) dare un freno a una sorta di crescente e in qualche modo stucchevole “culto della personalità”, comparsate da Fazio in primis.

L’augurio è che questa sentenza lo aiuti a ritrovare il sentiero dell’umiltà e della misura, presupposto imprescindibile per esercitare al meglio le professioni del pensiero. Brecht diceva: “beato quel paese che non ha bisogno di eroi”. Mi permetto di aggiungere una postilla: ogni paese ha gli eroi che si merita.

 

 

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