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Scrittura e consapevolezza, o scrittura come consapevolezza?


Scrittura come forma di consapevolezza

Sapersi prendere una pausa: anche dalla scrittura, se serve. Mica facile se ti piace quello che fai e se le circostanze ti suggeriscono di essere agganciato 24 ore su 24 alle tue attività. Me lo ripeto spesso: “In tutta la tua attività diretta all’esterno, resta internamente libero. Impara a non identificare te stesso con una cosa qualunque.

Un precetto magnifico e imprescindibile che pur tuttavia, una volta assimilato, non si colloca dalla parte dei dati di fatto e delle conoscenze acquisite – come potrebbero, al contrario, fare le tabelline o il saper andare in bicicletta – ma va coltivato giorno dopo giorno, altrimenti lo si perde e bisogna ricominciare daccapo.

Succede invece che l’attività diretta all’esterno ti assorba, ti prosciughi, ti mastichi e ti risputi. Ti lava e ti redime, un po’ come fanno le spazzole dell’autolavaggio quando restituiscono un’automobile linda e pinta al proprietario dopo averla inghiottita in un tunnel di metallo e detersivo industriale. In quel momento, conclusasi la centrifuga, comprendi come a volte anche identificarsi con l’attività diretta all’esterno sia un modo per sintonizzarsi, ma a un livello più profondo, con la tua situazione interiore e pulire un pezzetto. Forse non c’è nemmeno una differenza tra interno ed esterno, e dovremmo smetterla con i dualismi. Eppure riconosciamo il giorno perché c’è la notte. Siamo fatti così, superare questo modello ci costerà tempo, impegno e il sapersi abbandonare.

A volte mi dicono: “Eh, sei fortunato tu! Scrittura e meditazione ti danno grande equilibrio!”. Qualsiasi cosa voglia dire la parola equilibrio, rispondo sempre che il rovescio della medaglia è trovare ancora “buccia” quando si pensava di essere arrivati al cuore del frutto. Seguono sorrisi di circostanza e battute per ammazzare il tempo e riderci su. Poi ognuno torna alle sue occupazioni, esteriori ed interiori.

Così, proprio perché la via non è costante e i progetti mi hanno portato in un’altra direzione, letteralmente, SegnaleZero è diventato via via un collettore di pensieri sparsi e discontinui. Non più solo un blog personale, ma uno strumento di crescita, un gruppo Facebook dedicato alla scrittura digitale, ma anche un corso di scrittura creativa  che insegna a raggiungere i propri obiettivi.

Ed è stato un bene, perché ho di conseguenza potuto immergermi in altri progetti e applicare il vecchio adagio per cui “il silenzio è d’oro”.

Ho tenuto alcuni corsi di formazione aziendale di cui a breve parlerò in modo esteso, ma soprattutto ho compiuto un viaggio molto interessante all’interno del Non Profit italiano, collaborando per più di un anno a fianco di associazioni, imprese sociali e Ong. Questa esperienza in qualità di Social Media Manager di Rete del Dono mi ha arricchito molto; mi ha permesso di vivere da vicino codici culturali, necessità e speranze di un insieme eterogeneo di persone e realtà associative accomunate dall’urgenza di costruire per sé e per gli altri una realtà in cui la diversità è un valore, l’impegno è una ricchezza, la solidarietà è gesto concreto, a prescindere da concetti come Fundraising e Crowdfunding.

Dalle maratone alla maratona di scrittura

Questo periodo di pausa è coinciso con la mia prima esperienza editoriale sulla lunga distanza. Invece dei fatidici 42 chilometri e 195 metri, ho compiuto un altro viaggio – assieme ad amici inseparabili e a un editore che ha creduto in me dalla prima telefonata – lungo oltre 240 pagine. Un viaggio che mi ha permesso di guardare in controluce il mio mestiere e un pezzo di quegli 11 anni trascorsi tra Milano e Pavia.

Questo cammino ora ha un titolo, un indice e una copertina. Si chiama Manuale di scrittura digitale creativa e consapevole: un nuovo metodo per migliorare i tuoi contenuti su Web e Social“. Edito dalla Dario Flaccovio Editore, è un compendio delle mie esperienze a cavallo tra giornalismo, copywriting, scrittura creativa. Un lavoro che nasce dalla consapevolezza, maturata facendo formazione ad aziende, agenzie creative e studenti, del fatto che esiste una scrittura digitale proprio perché esiste un mondo liquido fatto di byte e relazioni umane mediate da algoritmi che ha cambiato radicalmente il modo di avvicinarsi a un testo: in due parole, scrittura consapevole.

In questo libro ragiono sul significato e sull’importanza della scrittura, anche come modo per riavvicinarsi a se stessi. Parlo di scrittura consapevole e di parole, di storytelling digitale, di copywriting e del suono che accompagna ogni simbolo – testuale o visivo – che utilizziamo. Parlo del ruolo dell’autore e del lettore, della situazione comunicativa che li unisce e dell’importanza del contesto di ricezione nel confezionamento del messaggio. Parlo di come si trova una buona notizia e del rapporto tra creatività, cinema, musica e televisione. Concludo con l’analisi del testo online e, soprattutto, semino tanti piccoli dubbi, figli della mia esperienza. Uno tra tutti, il più importante, è rivalutare la scrittura come mezzo per ricreare su carta un set di emozioni che, in base alla “regola dell’osmosi”, transiteranno dentro il lettore. Scrivere, in ultima analisi, è la creazione di una piccola creatura fatta di carta, inchiostro o corrente elettrica, che ha la capacità di rinascere negli occhi, nel cuore e nella mente del lettore. Trovo che questa sia la consapevolezza di cui parlo anche nel titolo, al di là dei decaloghi, al di là delle regole e degli esercizi. Al di là dei ruoli – giornalista, copywriter, web writer, social media manager – che ci contraddistinguono ma che, al contempo, ci imprigionano.

E se scrittura e consapevolezza fossero sinonimi? Possibile pensare che non possa esistere la prima se non come ricerca della seconda? 

comunicazione, giornalismo, marketing, scrittura, social media

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